un’installazione che si innesta su un’altra opera realizzata nel 2015 dall’artista Peppe Lana
Mutuando il titolo di un’opera di Eugenio Montale che richiama il ritmo desultorio delle onde, possiamo riflettere su come ogni singola onda, pur essendo un’entità a sé stante, contribuisca a formare qualcosa di più grande: il mare.
Allo stesso modo, ogni esperienza esistenziale individuale, pur essendo unica, si fonde con altre esperienze creando il fluire continuo e discontinuo della vita.
Il mare, e in particolare il Mediterraneo, ha rappresentato per millenni un crocevia di culture e civiltà, dando origine a una ricchezza storica e culturale ineguagliabile. La vita dell’uomo sul mare è come un’onda: può dolcemente spiaggiare o infrangersi violentemente contro gli scogli, rappresentando metaforicamente le innumerevoli esperienze della nostra esistenza.
Da questa profonda riflessione prende spunto un’opera artistica contemporanea che è stata inaugurata a Ficarra: un’installazione che si innesta su un’altra opera realizzata nel 2015 dall’artista Peppe Lana, durante il progetto di residenze site specific Contemporary Divan.
Questo progetto artistico, curato dalle prime classi del liceo artistico di Capo d’Orlando, rappresenta un esempio di come l’arte possa rompere gli steccati e diventare un’occasione di riflessione collettiva.
La partecipazione di “ragazzini” alle prime esperienze artistiche è stata fondamentale: hanno realizzato 52 maschere in argilla, manufatti che diventano simboli di identità e flussi migratori. Queste opere intrecciano simboli africani con quelli siciliani, creando una contaminazione culturale che riflette la società moderna, liquida e in continuo movimento.
Il progetto, supervisionato da Mauro Cappotto, dimostra come gli studenti possano trasformarsi in protagonisti attivi con il giusto supporto, favorendo l’interazione tra scuola e territorio. Le classi coinvolte – 2°, 2B, 3A/B del liceo artistico orlandino, con la partecipazione di alcuni studenti delle classi 4AB e 5AB, accompagnati dai docenti Cataldo, Zeus, Cocivera e Busà – hanno collaborato anche con le scuole medie di Ficarra, seguiti dalla professoressa Graziella Casella e dal dirigente Giacomo Arena.
La visione corale del progetto è suggestiva e intrisa di valori sociali e culturali che spaziano dalla Mezzaluna Fertile ai ritmi tribali, passando per l’intelligenza vivace federiciana e le teste di moro. Questo incontro di diversità esalta la ricchezza dell’interculturalità, creando un dialogo che va oltre le mere utopie, diventando una necessità per il progresso della civiltà.
Il Mediterraneo, mare chiuso ma carico di storia e civiltà, emerge come simbolo di paure e chiusure, ma anche di possibilità di dialogo interculturale. Questo dialogo, nonostante le difficoltà, rappresenta una scommessa che può essere vinta, come dimostrato dall’installazione inaugurata a Ficarra. Il Crocevia sulla scorrimento Brolo-Ficarra diventa simbolicamente uno spazio di incontro tra culture diverse, contrapposto agli spazi infiniti degli oceani, che evocano immensità metafisiche e aperture ontologiche.
L’opera solleva la domanda fondamentale: “Cos’è il Mediterraneo?”. È un insieme di paesaggi, mari, e civiltà accatastate le une sulle altre, un crocevia antichissimo di idee, religioni, modi di vivere. È un “mare di differenze” che, nonostante i conflitti sanguinosi, è stato capace di dialogo, integrazione e collaborazione.
In conclusione, il Mediterraneo rappresenta un luogo unico, una culla di civiltà e un mare che unisce e divide, come evidenziato da Predrag Matvejević.
Questa sua specificità lo rende un terreno fertile per la riflessione e l’arte, come dimostrato dall’installazione a Ficarra, che invita a riscoprire la ricchezza del dialogo interculturale e la bellezza delle differenze.