Dicembre 3, 2024
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Grande mole di risorse per progetti importanti di infrastrutturazione idrica dei territori, ma pochi, gli interventi previsti per aumentare la capacità di trattenere l'acqua al suolo.

Depositata la proposta di modifica del Decreto Legge n. 63 del 15 Maggio scorso “Disposizioni urgenti per le imprese agricole, della pesca e dell’acquacoltura, nonché’ per le imprese di interesse strategico nazionale” promossa da ANBI, l’Associazione Nazionale Consorzi gestione e tutela del territorio e acque irrigue in sede di audizione davanti alla Commissione Industria, Commercio, Turismo, Agricoltura e Produzione Agroalimentare del Senato, presieduta da Luca De Carlo. All’articolo 11 del decreto, sono infatti dettate “Ulteriori misure urgenti per il contrasto della scarsità idrica, per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche”, ad integrazione e modifica alla Legge 68 del 13 giugno 2023 per il contrasto alla siccità.

“Per far fronte in modo strutturale alla carenza idrica e completare gli strumenti predisposti dal Decreto Siccità, si propone di destinare risorse aggiuntive ad un piano straordinario per la realizzazione di una rete diffusa di invasi multifunzionali con basso impatto paesaggistico ed in equilibrio con i territori, realizzati senza uso di cemento e privilegiando materiali naturali locali, da destinare ad uso idrico plurimo (civile, irriguo, idroelettrico, ambientale, industriale, ricreativo, di laminazione delle piene, ecc.) in modo da contribuire alla riduzione del rischio idrogeologico ed a contrastare l’eventuale carenza di risorsa idrica con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione” si sintetizza nella presentazione della proposta.

“La recente proposta del Ministro, Matteo Salvini, inerente il Piano Nazionale di Interventi Infrastrutturali e per la Sicurezza del Settore Idrico, è un atto determinante per colmare il gap fra cultura dell’emergenza e cultura della prevenzione, perché afferma un concetto di programmazione sulla base delle esigenze espresse dai territori” ha dichiarato Francesco Vincenzi, Presidente dell’ANBI.

418 gli interventi previsti nella proposta di P.N.I.I.S.S.I., il Piano nazionale di interventi infrastrutturali e per la sicurezza del settore idrico con un investimento complessivo di circa 12 miliardi di euro, che dovranno essere reperiti a valere su risorse statali o europee. Il maggior numero di interventi previsti riguarda il Veneto (74), seguito dalla Sicilia, dove sono preventivati investimenti più sostanziosi per un valore di circa 1 miliardo e 606 milioni di euro.

“E’ una grande mole di risorse per progetti importanti di infrastrutturazione idrica dei territori. Sono pochi, però, gli interventi previsti per aumentare la capacità di trattenere l’acqua al suolo, la cui urgenza è testimoniata dalla drammaticità dei dati sull’abbattimento di capi animali per l’impossibilità di abbeverarli. Bisogna investire anche su un Piano Invasi ad iniziare dalla manutenzione di quelli esistenti, la cui capacità complessiva è ridotta del 10% per la presenza di sedime sui fondali. Da qui la nostra proposta” ha dichiarato Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI.

Nel corso dell’audizione ANBI ha indicato anche la necessità di differire al 2027 l’applicazione della normativa europea sul Deflusso Ecologico, in quanto non sono state ancora completate le analisi sui fabbisogni idrici dei territori. “Ridurre drasticamente la presenza d’acqua diffusa nelle campagne, senza attuare i necessari interventi compensativi, rischia di avere gravi conseguenze negative sull’ambiente e sulle produzioni agricole” conclude Massimo Gargano.

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